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Il classico e piccolo taccuino di viaggio non passa mai di moda: dal Medioevo fino ai giorni nostri, artisti, intellettuali, esploratori e viandanti hanno utilizzato questo strumento per tenere traccia dei loro movimenti, annotando tutto ciò che, da diversi punti di vista, attirava la loro attenzione.

Antico taccuino di viaggioInizialmente adoperati con un approccio metodico, come quaderni dove prendere nota di particolari edifici, dettagli costruttivi e paesi visitati, con il Rinascimento i taccuini diventano una raccolta di osservazioni, studi e annotazioni a sostegno del nascente umanesimo, per lasciare spazio, poi, nel Settecento, importante passaggio di trasformazione sociale, alla descrizione di scene urbane e paesaggi.

Un crescente sviluppo che trova il suo apice espressivo nel XVII secolo quando, col diffondersi del Grand Tour (l’itinerario culturale nella bella Italia, considerato momento irrinunciabile della formazione di qualsiasi pittore, scrittore o giovane di nobile famiglia) nacque il carnet de voyage: un nuovo modo di raccontare le proprie esperienze fatto di schizzi ed acquerelli, atmosfere suggestive e scorci pittoreschi, angoli esotici e cieli tempestosi, realizzato sia per studiare opere e monumenti sia per poterne conservare la memoria e l’emozione.

MILLE SFUMATURE

Un mondo vario ed affascinante, ricco di spunti e ispirazioni, che unisce la scrittura all’arte, la grafia al disegno e dà vita a bozzetti, descrizioni, poesie, diari, notes d’appunti, giornali di bordo. Una sintesi di emozioni e di ricordi, di immagini, colori e sfumature che narrano di costumi e tradizioni lontane, strade polverose e città abbandonate, porti, fermate e aree di ritrovo, sguardi e narrazioni, una collezione di avventure e scoperte.

Da Van Gogh a Picasso, da Hemingway a Chatwin, infinite pagine di quadernetti hanno raccolto storie, impressioni e suggestioni di uomini e luoghi che continuano tuttora a far sognare appassionati di arte, lettura e viaggi: numerosi sono infatti i libri pubblicati che ne testimoniano il valore artistico e culturale.

Il taccuino di viaggio rappresenta una forma espressiva, intima o pubblica, che non ha perso fascino nemmeno con l’avvento delle macchine fotografiche e della tecnologia e che, ai giorni nostri, viene ben interpretata dagli urban sketchers, camminatori di città che si soffermano a disegnare all’aperto, sui loro pezzi di carta, afferrando attimi e visioni.

PERCHÈ TENERE UN DIARIO DI VIAGGIO

Esistono molti modi di viaggiare, con la mente o con il corpo, e molte destinazioni, ma c’è un comune denominatore che unisce tutti i viaggiatoti: il ricordo. Chi di voi, infatti, indipendentemente dalla meta e dalla modalità, non ha il desiderio di serbar memoria dei momenti che vive e dei luoghi che visita?

Niente come il taccuino di viaggio può aiutarvi a tenere traccia dei vostri pensieri, in tutte le loro forme.

Il taccuino di viaggio è:
• un compagno fidato che raccoglie ogni piccola confidenza, dalla gioia dell’arrivo alla tristezza della partenza
• una piccola guida che traduce ciò che lo sguardo coglie, da rileggere o condividere con gli amici al ritorno
• un tesoro di cose preziose, da tenere custodite
• un esercizio di riflessione sul proprio percorso personale, sulle opportunità, le difficoltà e gli insegnamenti
• un collage di biglietti, menu di ristorante, fiori, foglie e conchiglie
• un insieme di fogli sparsi, in libertà
• un’opera d’arte.

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