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Negli ultimi anni, a seguito dei diversi avvenimenti sul piano economico e sociale, la ricerca della felicità, intesa come un nuovo modo di vivere la vita, sembra essere diventato un obiettivo sempre più condiviso e ambito.

Per assecondare questo desiderio, molti di coloro che ambiscono a ritrovare spazi per un’esistenza più a misura d’uomo, in cui poter coltivare un sano benessere, si avvicinano soprattutto alle filosofie e discipline orientali che, grazie alla diffusione dello yoga, delle differenti forme di meditazione e di crescita personale, sono sempre più alla portata di tutti.

Pur essendo benefico, ciò è, però, sintomatico di un popolo che si è dimenticato delle proprie origini e, in particolare, di ciò che accadeva nel lontano VI secolo a.C., nelle colonie greche dell’Asia Minore (odierna Turchia) e della Magna Grecia (odierna Italia Meridionale), dove si ponevano le basi del pensiero filosofico occidentale con studi, tecniche e raccomandazioni che ci hanno guidato per secoli indicandoci la Via per la felicità.

Tra i più famosi, possiamo citare:

– Epiteto, il padre dell’autogoverno, della capacità, cioè, di indirizzare le nostre azioni verso le cose sui cui abbiamo il controllo, tralasciando le altre, e quindi verso i nostri desideri in maniera più consapevole

– Socrate, che ci invitava a recuperare la curiosità dei bambini e a porci delle domande per conoscere meglio noi stessi e gli altri

– Epicuro, che ci spronava ad essere felici, a godere della vita e dei suoi piaceri, senza provocare dolore, a stare nel “qui ed ora”

– Eraclito, che sosteneva l’esistenza di una coscienza cosmica in cui tutti siamo inseriti e collegati come frammenti di stelle di unico universo

– Platone, che suggeriva di guardare la realtà da una prospettiva meno razionale e rigida, prendendo ad esempio le vibrazioni della musica

– Aristotele, convinto che tutte le cose tendono a raggiungere uno scopo

– Seneca, che esortava a non avere aspettative, a lasciarsi sorprendere per non farsi sopraffare dalla rabbia

– Marco Aurelio, che, nei suoi diari chiamati “Meditazioni”, si interrogava su quanto di buono avesse fatto durante il giorno convinto del fatto che, comprendendo la propria natura e le proprie emozioni, fosse più facile affrontare le circostanze avverse

– Ierocle, che ci considerava tutti fratelli, senza separazioni e, in virtù di questo, suggeriva di prendersi maggiore cura gli uni degli altri

Insegnamenti che ci ricordano quanto, un tempo, filosofi e intellettuali fossero uno dei punti di riferimento più importanti per la società e gli individui.

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