Mindfulness è un termine inglese diffusosi negli ultimi 40 anni che fa riferimento all’attitudine umana di coltivare la piena coscienza o consapevolezza di Sé.
Nasce riprendendo gli antichi insegnamenti del Buddismo Theravada, dello Zen e dello Yoga e si sviluppa in ambito medico e psicologico come protocollo di trattamento per diverse patologie e problematiche tra cui depressione, ansia, attacchi di panico, disturbi psicosomatici, insonnia.
ORIGINI DELLA MINDFULNESS
La Mindfulness trae le sue origini dalla cultura spirituale buddista e, in particolare, dall’idea che la sofferenza si possa ridurre o eliminare grazie ad una corretta comprensione della realtà.
Si ispira alle Quattro Nobili Verità del pensiero orientale che si traducono nelle seguenti affermazioni:
1. La sofferenza fa parte della natura e dell’esistenza umana
2. L’origine della sofferenza è l’attaccamento, l’avversione, la visione errata
3. La cessazione della sofferenza è possibile
4. Il percorso per la cessazione della sofferenza esiste ed è l’Ottuplice Sentiero
E si inserisce in questo cammino, al penultimo passaggio degli 8 previsti:
1. Retta Comprensione
2. Retto Pensiero
3. Retta Parola
4. Retta Azione
5. Retta Condotta di vita
6. Retto Sforzo
7. Retta Consapevolezza
8. Retta Concentrazione
Il merito di aver reso la comprensione di questa filosofia più facile e alla portata di tutti va sicuramente a Thich Nhat Hanh, monaco, poeta e attivista vietnamita che, dagli anni 80 fino alla sua morte, avvenuta nel gennaio 2022, dedicò la sua vita alla promozione della pace e dell’arte di vivere con consapevolezza.
La pratica della Mindfulness è stata poi sviluppata e diffusa, in particolare, da Jon Kabat-ZinnIl, biologo statunitense e fondatore della Stress Reduction Clinic e del Center for Mindfulness in Medicine, Health Care and Society che, dopo aver frequentato diversi corsi di meditazione zen e yoga, elaborò i principi buddisti in ambito scientifico proponendo una metodologia che potesse aiutare le persone ad affrontare stress, sofferenza e malattia.
I FONDAMENTI DELLA MINDFULNESS
Uno dei principali motivi che genera sofferenza e stress è legato ai momenti in cui smettiamo di vivere il presente perché rimpiangiamo il passato o perché siamo eccessivamente proiettati nel futuro.
Rimuginare, immaginare, enfatizzare, drammatizzare sono tutti atteggiamenti, acquisiti per educazione o vissuto personale, utilizzati spesso come modalità difensiva di fronte ad una situazione che provoca dolore.
Questa azione di difesa, istintiva, viene messa in atto ogni volta che percepiamo qualcosa di ipoteticamente o realmente pericoloso e si manifesta in diversi comportamenti più o meno destabilizzanti.
> Leggi anche “Come gestire lo stress”
Portare consapevolezza a ciò che sta accadendo in un determinato momento, dal punto di vista fisico, emotivo e mentale, modifica già in maniera significativa la percezione dell’esperienza e il livello di tensione: così facendo, disinseriamo il meccanismo automatico di reazione e usciamo dalla fase inconscia, tornando pienamente presenti mentre l’evento stressante avviene.
COSA NON è LA MINDFULNESS
<p>La Mindfulness non è un metodo per:<br />
• <em>“Svuotare la mente”</em>, ma aiuta a <strong>vedere chiaramente i propri pensieri</strong><br />
• <em>Rilassarsi</em>, ma induce una <strong>sensazione di benessere</strong><br />
• <em>Evitare esperienze spiacevoli</em>, ma aumenta la<strong> capacità di affrontare la sofferenza</strong><br />
• <em>Diventare impassibili o autoindulgenti</em>, ma permette di <strong>gestire al meglio le emozioni </strong>attraverso la<strong> piena accettazione di se stessi</strong><br />
• <em>Ricercare la beatitudine</em>, ma predispone ad <strong>accogliere la fragilità umana</strong><br />
• <em>Convertirsi ad una nuova religione</em>, ma è un’opportunità per <strong>ampliare i propri orizzonti </strong>senza un contesto di riferimento specifico</p>
COME PRATICARE LA MINDFULNESS
Praticare la Mindfulness significa prestare attenzione al “qui e ora”, con intenzionalità e senza giudizio; essere consapevoli è una facoltà umana, quindi a disposizione di tutti, ma richiede pazienza e un po’ di allenamento.
Si può fare in ogni momento della giornata, in modo formale e informale.
Gli esercizi formali richiedono qualche minuto ogni giorno da dedicare alla meditazione, in silenzio, prestando attenzione alla respirazione, ai sensi, alle emozioni, ai suoni.
Quelli informali, invece, non seguono regole precise, ma sono orientati a prendere coscienza della vita quotidiana, osservando con uno sguardo diverso tutte quelle attività che svolgiamo inserendo il “pilota automatico”, come, ad esempio, mangiare, camminare, fare una doccia, guidare, sbrigare le faccende domestiche…
La pratica continua permette di individuare gli automatismi e rompere il circolo vizioso delle reazioni negative, dandoci la possibilità di fare una scelta diversa.
Rispondere allo stress non significa reprimere o non vivere le emozioni, ma imparare a riconoscerle, attraverso la consapevolezza delle reazioni fisiche e mentali associate, per far sì che esse non ci travolgano, provocando effetti poco benefici e salutari.
